Progetto Vela 2015

Il 4 luglio ha preso avvio l’edizione 2015 del Progetto Vela, realizzato in collaborazione con l’Associazione Arché, che quest’anno ha visto coinvolte nelle uscite in barca a vela sui laghi di Garda e di Caldonazzo una decina di famiglie coordinate dalle psicologhe Laura Franceschini, per i bambini ricoverati presso il Reparto di Pediatria dell’Ospedale di S.Maria del Carmine di Rovereto, e Sara Bellone, per i piccoli pazienti del Reparto di Pediatria dell’Ospedale S. Chiara di Trento.

L’intento è da sempre offrire alle famiglie un’occasione di condivisione nuova, che promuova la rinascita e la ripartenza dopo un lungo e spesso penoso periodo di cure, in cui il tempo viene percepito come statico, immobile, angosciante e pauroso. Condividere un nuovo viaggio su un mezzo di trasporto nuovo, che comporta anche l’acquisizione di un linguaggio specifico e la competenza di manovre molto particolari, fa sì che tutti si sentano partecipi di un’esperienza metaforica che valorizza le risorse di ciascuno. “Tutti per uno e uno per tutti” è il motto da pronunciare prima di salire in barca: il singolo non può nulla se non interagisce in sinergia con ciascun altro componente del gruppo. La famiglia può quindi ritrovare in sè risorse positive ed evolutive, riscoprire che ci sono canali comunicativi dimenticati che vanno riattivati. Assieme si arriva lontano, là dove da soli non si può che rimanere in balia di vento e onde.

La dott.ssa Franceschini sottolinea che è proprio “il valore metaforico, ciò che il progetto barca a vela vuole dare a chi ha affrontato e sta affrontando un evento come la malattia onco-ematologica che si inserisce nella traiettoria di vita della famiglia interrompendola e/o modificandone le abitudini e veicolando sentimenti diversi. Offrire nuove occasioni in cui la famiglia si ritrova assieme dopo esserci “passata in mezzo” alla malattia e a tutto ciò che ne comporta. Riconoscere come “normale” il ventaglio di sentimenti provati durante quel periodo e sentirsi in un presente voluto e costruito con la propria famiglia, viverlo come uno dei momenti importanti per iniziare a raccontarsi assieme una “nuova storia” a capo della nuova pagina”.

Tutta l’esperienza, con le varie attività, rimanda a qualcosa di nuovo ed arricchente; la divisione dei compiti per la buona navigazione consente interazioni tra i singoli componenti delle famiglie forse perdute o sconosciute, o semplicemente oscurate dal periodo dell’ospedalizzazione. La guida del timone, l’apertura delle vele, l’attenzione a ciò che raccontano gli “esperti” alla navigazione ridefiniscono e fanno scoprire nuovi modi di descrivere se stessi e gli altri perché richiedono di identificarsi con ruoli e attività diversi.
L’uscita in barca a vela è stata spesso la prima occasione per la famiglia e per il bambino di ritornare a contatto con un mondo di normalità caratterizzato dalla possibilità di esperire piacere e benessere fuori dal cerchio protetto delle quattro mura domestiche, in cui molto spesso la malattia oncologica di un bambino porta la famiglia a chiudersi a riccio; ciò che proviene dall’esterno è spesso percepito come pericoloso, contagioso, pauroso e angosciante. Questa modalità percettiva va spezzata al più presto, dando strumenti di elaborazione e di evoluzione. Il viaggio è metafora di cambiamento e riporta il gruppo familiare in una dimensione temporale proiettata nel futuro e connotata da una progettualità condivisa.

Caro diario,
vorrei parlarti della mia recente esperienza fatta in barca a vela sul lago di Garda, resa possibile grazie all’associazione AIL ed alla Cooperativa Arché.
Da parte mia, non avevo mai avuto l’opportunità di salire su una barca a vela e di conseguenza non mi sarei mai immaginata di divertirmi tanto quanto successo una volta a bordo!
Tutto ciò è stato possibile soprattutto grazie ai due simpaticissimi skipper, i quali, oltre ad intrattenerci con battute e storie varie, hanno trasmesso a me, ai miei familiari ed amici, un sacco di conoscenze riguardo la barca a vela , le operazioni nautiche e anche riguardo il lago di Garda.
La parte più interessante di questa esperienza è stata però la possibilità di guidare in totale autonomia la barca a vela, la quale si è dimostrata un mezzo estremamente divertente e coinvolgente, anche se difficile da controllare.
In definitiva posso affermare che questa esperienza è sicuramente stata una delle migliori che abbia mai fatto e che di sicuro porterò sempre con me.

Caro diario,
ricordo la barchetta a vela di quest’estate perché mi ha fatto vedere il lago che non ho mai visto e soprattutto con la mamma. La mamma mi ha sempre portato in ospedale e ora vederla li assieme a me e non in stanza o a casa è stata una novità.

Caro diario,
volevo ringraziare tutti per la fantastica opportunità di partecipare al progetto vela 2015.
Le ragazze si sono divertite molto, ed anche noi adulti.

Caro diario,
mi chiedo che cosa voglia dire “uscire in barca a vela” per i piccoli e le famiglie a cui in questi anni l’ho proposto. A livello metaforico, l’uscita in barca a vela potrebbe significare l’andare verso altre mete, altre direzioni.
Promuovere un’uscita in vela raccontandone prima o in quel momento la storia del progetto ai piccoli e ai grandi offre molto in termini di ricadute psicologiche e sociali; innanzitutto la creazione di uno spazio “dedicato” all’ascolto di se stessi e degli altri senza occasioni di distrazioni, arricchendone il tutto di significato. E… il gruppo bambini, quella giornata, ricordo, l’anno scorso in cui è stata organizzata l’uscita bambini senza genitori e la sottoscritta, è stata bellissima… abbiamo condiviso molto e ci siamo sentiti parte di un gruppo. Un gruppo che ha condiviso assieme un percorso di malattia, che si è conosciuto in ospedale, compresa con me, all’interno del piccolo day-hospital e che ora si fa conoscere e ri-conoscere in un guida al timone o tirando una cima e ruzzolando a terra.
E’ la possibilità di offrire ai bambini un’occasione di condivisione nuova, che promuove la ripartenza dopo un periodo in cui sono stati “contenuti” dagli impegni della cura… si è tutta l’esperienza in sé che rimanda a qualcosa di nuovo ed arricchente.
Sono esperienze che ridefiniscono e fanno scoprire nuovi modi di descrivere se stessi e gli altri perché richiedono di identificarsi con diversi ruoli e attività.
L’uscita in barca è spesso anche la prima occasione per la famiglia e per il bambino di ritornare a contatto con un mondo di “lenta” normalità caratterizzato dalla possibilità di esperire piacere e benessere da una esperienza vissuta fuori dal cerchio protetto delle quattro mura domestiche e fuori dall’ospedale e ritrovare la piacevolezza dello stare assieme al di là delle “cose serie”.
Bene, bella esperienza anche per me Caro Diario, mia personale e intima e mia assieme a loro…

Laura

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